
Quando si allargano le braccia, i confini sfumano e crollano perfino i muri. Accogliere ed assistere vuol dire costruire ponti su quelle macerie: lo sa bene Nadia, che presta servizio per il Patronato Acli di Varese. “Questo lavoro mi pone ogni giorno a stretto contatto con le persone, mi rende partecipe delle loro storie e vicissitudini. Cerco di prenderle per mano nel loro cammino, come accade coi ricongiungimenti famigliari”, sostiene l’operatrice che offre il suo contributo presso lo sportello immigrazione della sede provinciale varesina e della sede locale di Angera, paesino sulle rive del Lago Maggiore.
“Ho conosciuto Ngima, marito e padre di quattro figli nel 2010. Ha lavorato tanto e duramente per offrire ai suoi cari un futuro migliore nell’abbraccio dell’unità familiare”, racconta l’operatrice.
I sacrifici di Ngima sono stati tanti, ma ricompensati dall’arrivo “a tappe” (per motivi di reddito) della sua famiglia. Questo percorso tortuoso, ma a lieto fine, ci viene narrato da Nadia: “A maggio 2018, abbiamo iniziato tramite il Progetto Form@ il percorso di ricongiungimento che vede coinvolto il più piccolo dei suoi figli, così assecondando un desiderio che quest’uomo forte e volenteroso ha voluto condividere con me durante gli anni”. Nadia non ha dubbi e spiega che, grazie alle azione previste nell’ambito del Progetto Form@, “le persone possono essere accompagnate e assistite in un cammino che cambia le loro vite, realizzando il sogno dell’unità famigliare e dando concretezza alla parola ‘integrazione’”. Il Progetto Form@, infatti, mette a disposizione dei beneficiari un sistema di servizi pre-partenza che, al di là della semplificazione delle incombenze burocratiche, pone particolare enfasi sull’insegnamento della lingua italiana, sull’educazione civica e sullo studio del patrimonio culturale e valoriale del nostro Paese.
Tornando alla storia di Nadia e Ngima, vediamo come la parola “riconoscenza” per il supporto ricevuto ha spesso il sapore dei gesti piccoli, ma densi di significato. “Un invito ad una festa o ad una cena organizzata dalla propria comunità di riferimento, una visita in ufficio in compagnia dei suoi famigliari: ecco le dimostrazioni di amicizia e fiducia di cui mi è stato fatto dono. Questo legame ha portato me e Ngima a collaborare anche fuori dell’ambito lavorativo: insieme organizziamo manifestazioni ed eventi per sensibilizzare il territorio rispetto alle grandi questioni che affliggono il nostro mondo, ricostruendo e ridefinendo un spirito di comunità attorno ai valori di solidarietà e giustizia sociale”. Ritrovare le ragioni di un comune stare assieme anche grazie al contributo di chi porta in dote storie e tradizioni diverse: questa la sfida che Nadia e Ngima intendono coltivare.
Così, grazie a persone come Nadia e Ngima, il muro del pregiudizio e della diffidenza che separa un popolo dall’altro subisce le prime crepe. E, grazie al Progetto Form@, si costruiscono ponti perché, se la lontananza rimpicciolisce gli oggetti per l’occhio, ingigantisce l’amore nei cuori.