Si tramanda di generazione in generazione che in Cina, nella vasta provincia dello Zhejiang, in un passato assai remoto vivesse una meravigliosa dea guerriera, discendente da un’antica e nobile stirpe. La leggenda vuole che la dea, con un secco colpo di spada, riuscì nell’impresa di liberare i poveri contadini da un demone con le sembianze di topo che minacciava i loro raccolti. Così, si crede che in quelle zone le donne, su esempio della loro leggendaria antenata, abbiano imparato a essere forti tanto nel fisico quanto nello spirito. Ed è proprio dalla provincia di Zhejiang, più precisamente dalla città di Wenzhou, che proviene una donna altrettanto forte e intraprendente: Xu Yuqin. Questi vive a Chieri, in provincia di Torino, ha quarantuno anni e un bel paio di occhi a mandorla, che si riempiono di luce e gioia quando parla di sua figlia, che di anni ne ha quindici ed è rimasta a vivere coi nonni, in Cina.
Questa è una storia di ricongiungimento familiare forse un po’ insolita. I protagonisti sono una pensionata moldava, Nadejda C., madre di sei figli. Di nessuno dei suoi figli, però, può godere la vicinanza. “Non ho avuto molte possibilità di aiutarli dal punto di vista economico, mi sono trovata ben presto da sola a dover badare a tutta la famiglia, fra mille difficoltà e incertezze sul futuro. Cosi tutti i miei figli, una volta diventati grandi, si sono trovati costretti ad emigrare all’estero, chi in Italia chi in Germania, alla ricerca di un futuro migliore” – ci racconta con dignitoso e appena accennato trasporto la donna.
Il Senegal è uno dei territori più affascinanti del Continente nero. La sua capitale, Dakar, conta più di 2 milioni e mezzo di abitanti e a un primo sguardo appare caotica e disordinata, anche se quella confusione altro non è che vivacità, incessante attività nelle strade e nei mercati. Lo sa bene Mame Diarra, che ha 38 anni e vive nella periferia di Dakar dal 2001, dopo essersi trasferita da Kaolack, una città della regione del Saloum, distante 170 km a sud dalla capitale senegalese.
Mame Diarra non è sola, ha sua figlia ma avverte una mancanza incolmabile: «Mio marito Oumar vive e lavora in Italia, a Lecco. Fa il magazziniere, lo sento sempre molto stanco perché lavora molto, anche di notte». Oumar ha inoltrato domanda di ricongiungimento familiare presso gli uffici del Patronato di Lecco ed è stato subito coinvolto all’interno del Progetto Form@.
Tre giorni d’incontri e una calda accoglienza da parte delle autorità territoriali cinesi per le iniziative legate al Progetto Form@: questo il quadro di quanto avvenuto nei primi giorni di marzo nell’ambito di un incontro istituzionale organizzato dal Centro pre-partenza per l’Italia curato dall’Angi di Torino, nella persona della sua responsabile, Wang Hongxia, presso la sede dell’Associazione Migranti Cinesi Rimpatriati e Familiari di Wenzhou, Wencheng e Lishui.
Come si ricorderà, il Progetto Form@ si è insediato da tempo in Cina e oggi vanta una rete ben strutturata e radicata che coinvolge l’intero territorio di Wenzhou.
Wenzhou, in qualità di zona di provenienza della maggior parte dei migranti cinesi in Italia, è la sede privilegiata delle attività. Il distretto di Wencheng, da par sua, è considerato il “Paese degli Emigrati”, contando ben 168.600 espatriati in 70 paesi del mondo (150mila dei quali, cifra corrispondente al 90% del totale, si trovano in Italia).