
Il Senegal è uno dei territori più affascinanti del Continente nero. La sua capitale, Dakar, conta più di 2 milioni e mezzo di abitanti e a un primo sguardo appare caotica e disordinata, anche se quella confusione altro non è che vivacità, incessante attività nelle strade e nei mercati. Lo sa bene Mame Diarra, che ha 38 anni e vive nella periferia di Dakar dal 2001, dopo essersi trasferita da Kaolack, una città della regione del Saloum, distante 170 km a sud dalla capitale senegalese.
Mame Diarra non è sola, ha sua figlia ma avverte una mancanza incolmabile: «Mio marito Oumar vive e lavora in Italia, a Lecco. Fa il magazziniere, lo sento sempre molto stanco perché lavora molto, anche di notte». Oumar ha inoltrato domanda di ricongiungimento familiare presso gli uffici del Patronato di Lecco ed è stato subito coinvolto all’interno del Progetto Form@.
«Non vedo l’ora di arrivare in Italia per prendermi cura di mio marito, che vive da solo», confessa la donna che, insieme al desiderio di riabbracciare suo marito, nutre la speranza di togliersi qualche soddisfazione dal punto di vista lavorativo. Mame Diarra è laureata, ma il Senegal non le ha riservato le opportunità professionali che si aspettava. Perciò lei sogna. E sogna di importare prodotti tipici africani da vendere alla comunità senegalese di Lecco. «Vorrei portare gli ingredienti necessari a preparare un buon Cheb ou jen», racconta. Il Cheb ou jen è fatto di riso al pesce ed è considerato il piatto nazionale perché riflette lo spirito dell’accoglienza senegalese: le portate sono abbondanti, ancor più in presenza di ospiti.
Mame Diarra prosegue: «Allo stesso tempo, tornando in Senegal per le vacanze, potrei portare con me dei prodotti italiani, che riscuotono sempre molto successo». Dell’Italia la donna non apprezza soltanto gli aspetti legati alla cucina e all’alimentazione, ma anche lo spirito aperto e conviviale della sua gente; si sente inoltre di fare grande affidamento sul sistema di assistenza sociale italiano, in particolare sul servizio sanitario che, come lei sa bene, è gratuito e di altissimo livello.
«Rimpiango soltanto di dover lasciare qui mia figlia, che ha 12 anni. A lei parlo da mesi del mio viaggio, mostrandole i lati positivi e i vantaggi che la nostra famiglia potrà ricavarne. Per fortuna sarà in compagnia di mia madre, a Kaolack, e lei adora sua nonna e adora quella città. Le dico sempre che tornerò presto e porterò con me tanti regali: cioccolata, caramelle e i capi di vestiario migliori», ci racconta con una punta di emozione la donna mentre promette a se stessa che un giorno – molto presto – anche la sua piccola potrà riabbracciare suo padre.
Nel frattempo Mame Diarra vuole trasmettere la sua profonda gratitudine agli operatori di Patronato presenti in Senegal, che le hanno fornito tutta l’assistenza e il supporto di cui aveva bisogno; grazie alle ore di formazione ricevute, si sente ora davvero «preparata ad affrontare il viaggio».
Un viaggio fatto di tanti chilometri e lastricato di sogni da realizzare.