Opera, assisti, aiuta: questo potrebbe essere un motto che ben descriverebbe il sentimento che ogni giorno, da anni, muove Carla, responsabile dell’Ufficio Immigrazione del Patronato ACLI di Milano, e i 14 operatori di molte nazionalità (non solo italiani, ma anche eritrei, filippini, albanesi, costaricani) che lavorano con lei. A coadiuvare gli operatori, un gruppo di 15 volontari, anch’essi di varia provenienza geografica.
“Prima di diventare operatori o volontari, le persone straniere che operano presso il mio patronato sono state protagoniste di un percorso migratorio conclusosi positivamente. È anche per questo che crediamo fermamente nel lavoro che svolgiamo presso l’Ufficio Immigrazione ed è anche per questo che abbiamo accolto con entusiasmo il Progetto Form@, mirato al ricongiungimento familiare”, racconta Carla.
Questa e’ la storia di Rana, ragazza ventenne originaria del Governatorato di Daqahliyya, a nord-est del Cairo. La giovane oggi vive in Italia, a Novara, e racconta la lontananza da suo marito Omar, che è rimasto in Egitto.
“Sono arrivata in Italia nel 2007 con i miei genitori, quando ero ancora una ragazzina. Ho iniziato a frequentare qui le scuole medie e, al netto di qualche piccola difficoltà, sono riuscita ad integrarmi presto e bene. Le mie amicizie d’adolescenza sono tutte italiane, anche se del mio paese d’origine mi mancano le persone che hanno riempito la mia infanzia. La nostalgia più forte però è quella che sento di mio marito”, confessa Rana.
L’Albania è soprannominato “paese delle Aquile” per via di un’antica leggenda: si narra che un giovane cacciatore salvò un cucciolo di aquila da un serpente; così l’aquilotto crebbe e rimase col giovane, guidandolo nelle battaglie che gli valsero l’ammirazione della sua gente. Quella gente divenne il popolo della “terra delle aquile”, quella gente altro non era che il popolo albanese.
Le ali dell’aquila ricordano la forza di Nure, arrivata in Italia nel 2002 a seguito di ricongiungimento familiare richiesto dal padre, che lavorava nel nostro paese già dalla fine degli anni 90.
Il Marocco è africano, il Marocco è anche arabico, il Marocco è incredibilmente vicino all’Europa: ecco lo sfaccettato cuore di un bellissimo Paese. Nei secoli, questi meravigliosi territori hanno ospitato viaggiatori, mercanti africani, europei, dell’Est. Ma oggi il Marocco è anche terra di migranti, le cui difficoltà di vita sono sempre difficili da immaginare. E ancor più arduo è mettersi nei panni di chi rimane e vede partire i cari in cerca di fortuna. Un nuovo abbraccio avviene tempo dopo, quando chi è partito finalmente torna a prendere chi è rimasto e lo conduce nel luogo dove ricostruire la loro vita, insieme.