Il 30 ottobre prossimo, presso l’Hotel Eurostar Roma Aeterna (Piazza del Pigneto, ROMA), alle ore 9,30, i Patronati del Raggruppamento CE.PA. e i partner di Progetto organizzano il seminario conclusivo di “Progetto FORM@“, cofinanziato dal fondo F.A.M.I, dal Ministero dell’Interno in veste di Autorita’ Responsabile, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali come Autorita’ Delegata e con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
“Spesso mi chiedono come faccio a fare scuola e come faccio ad averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo… Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola”. Così scriveva mezzo secolo fa Don Milani, regalandoci una riflessione che oggi potrebbe riassumere il senso dell’esperienza di Martina, insegnante di italiano per stranieri impegnata nei progetti di ricongiungimento familiare del Progetto Form@.
“Lavoro ormai da cinque mesi a Delhi per la VFS Global, società che collabora con le ambasciate e fornisce servizi connessi alle pratiche di richiesta visto”, racconta la giovane. Martina ha passione e grinta da vendere: “Ogni giorno ho l’opportunità di confrontarmi con decine di persone e faccio una delle cose che amo di più: insegnare le lingue”.
Ora che si giunge alla fine del Progetto Form@, il pensiero va alle innumerevoli esperienze di ricongiungimento famigliare che hanno attraversato questi mesi di attività, ai volti che hanno animato le stanze del mio ufficio, dai quali traspariva il senso di una vita vissuta a metà che attende con un misto di fiducia e ansia di potersi completare e realizzare.
E’ in questi casi che mi viene in mente il libro del sociologo franco-algerino Abdelmalek Sayad “Doppia Assenza. Dalle illusioni dell’emigrato alle sofferenze dell’immigrato”, in cui emerge questo sentimento di incompiutezza e ripiegamento che vivono spesso i lavoratori stranieri nella nostra società, il cui peso si fa ancora più forte quando il mondo dei propri affetti più cari è lontano e assente.
“In Italia ho trovato una sistemazione stabile, con un buon alloggio. Ma i miei cari sono distanti e le uniche persone sui cui posso contare sono gli amici conosciuti qui”, racconta Abderrahman. L’uomo, che attualmente svolge la professione di collaboratore familiare, non cela l’emozione: “Sento la nostalgia di mia moglie e dei miei figli, di mia madre e degli amici. Ma mi manca tanto anche Casablanca, la città che mi ha visto crescere e di cui custodisco tanti bei ricordi. Come quelli legati al calcio, che è da sempre la mia passione”.
Una passione che oggi Abderrahman condivide chiacchierando di sport con gli amici italiani nel tempo libero. Quegli stessi momenti in cui l’uomo, lontano dagli impegni lavorativi, fa progetti per sé e per la sua famiglia: “Vorrei che i miei cari, una volta arrivati in Italia, si integrassero e trovassero un buon impiego”.